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La Tenerina, la torta al cioccolato dedicata alla regina Elena

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Con la Tenerina, un semplice ma favoloso dolce al cioccolato tipico del ferrarese, torniamo a parlare di ricette reali perché questa torta morbida e golosa è stata creata in onore della regina Elena, la moglie di Vittorio Emanuele III.

La regina Elena e la torta Tenerina

Semplice e veloce da realizzare – la ricetta completa passo passo la trovate nel blog Cakemania della bravissima Sasha Carnevali – la Tenerina, detta anche “torta Montenegrina” pare debba il suo nome al carattere della regina Elena,  famosa per la dolcezza e la grande bontà d’animo. Insomma una signora dal cuore tenero, esattamente come la torta che le è stata dedicata.

La regina Elena, una candidata inattesa

Negli ultimi anni del XIX Elena Petrovic Njégos non era certo la candidata ideale alla mano di un futuro sovrano. La figlia del gospodàr del Montenegro è bella, ma proviene da uno Stato semisconosciuto e il suo albero genealogico lascia parecchio a desiderare. Però la principessa ha un’educazione perfetta perché lei e le sorelle sono state accolte nell’esclusivo collegio femminile fondato da Caterina la Grande, lo Smol’nyj di Pietroburgo, e hanno frequentato la corte degli Zar.La bruna e statuaria Elena inoltre è poliglotta (in futuro farà spesso da interprete e traduttrice al marito) e come tutte le ragazze romantiche scrive dei versi che, firmandosi Farfalla Azzurra, pubblica sulla rivista letteraria russa Nedelja.
Vittorio Emanuele di Savoia incontra la principessa montenegrina a Venezia dove lei si era recata, non proprio casualmente, insieme alla madre e alla sorella, per visitare la Biennale d’Arte. All’epoca (siamo intorno al 1894), il principe ereditario cerca moglie e l’impresa si rivela particolarmente ardua. Non è facile piazzare l’erede della dinastia che ha unificato l’Italia perché le eroiche imprese del Risorgimento hanno messo fuori gioco, ovviamente, tutte le (tante) principesse degli ex staterelli della penisola. I Savoia sono ancora considerati usurpatori e ci vorrà ancora una generazione perché i Borbone accettino di unirsi alla casa reale italiana.
Per di più in quegli anni la complicata situazione politica europea non facilita le alleanze e i cattolici Savoia possono prendere in considerazione solo una fanciulla battezzata nella fede di Roma. Come se tutto questo non bastasse, la regina Margherita, madre del candidato, ci mette del suo. A corte la posizione della sovrana su una eventuale futura nuora è nota: le francesi [cioè le Orlèans] assolutamente no, le austriache non sono opportune, mentre principesse sassoni di età adeguata non ce ne sono. Fuori gioco anche le Sassonia Coburgo in quanto, secondo Margherita: “il Belgio porta disgrazia” ed è difficile darle torto pensando a Carlotta e Stefania, mogli rispettivamente dell’imperatore del Messico, fucilato dai rivoluzionari, e dell’arciduca Rodolfo, morto suicida a Mayerling.
Così il giovanotto, che a venticinque anni suonati avere già moglie e figli, è ancora scapolo.
A Venezia, Vittorio Emanuele nota subito questa fanciulla alta e mora; i due si rivedono pochi mesi dopo, nel maggio del 1896, a Mosca all’incoronazione dello zar Nicola II. Lei ha 23 anni, lui ormai 27 ed è ora di arrivare al dunque.
Durante la cerimonia, racconta Maria di Romania, Elena fa di tutto per restare appiccicata al principe italiano che però non è tipo da decisioni affrettate e ci vogliono ancora tre mesi per farlo decidere.
Finalmente il 18 agosto 1896 l’erede al trono italiano arriva a Cettigne a chiedere la mano di Elena e a conoscere la variopinta e vivace famiglia montenegrina.
La giovane montenegrina porterà ai Savoia sangue nuovo e, si spera, vigoroso perché, è inutile negarlo, il matrimonio di Umberto e Margherita, che sono due cugini di primo grado, sommato a qualche secolo di unioni fra stretti consanguinei, non ha fatto granché bene alla nuova dinastia.
A metà novembre la principessa sbarca a Bari e abiura alla sua fede nella basilica di San Nicola. Il 22 novembre la futura sposa arriva a Roma e il 24, in Quirinale, si svolge la cerimonia civile. Il presidente del senato, che la vede per la prima volta, nota «i capelli neri, gli occhioni neri, l’aria dolce e un certo impaccio».
Il matrimonio religioso viene celebrato in Santa Maria degli Angeli e le festività sono molto sottotono a causa della recente sconfitta di Adua; non ci sono infatti né ospiti stranieri, né la madre di Elena che non approva la decisione della figlia di abbandonare la fede ortodossa.

La regina Elena, una sovrana dal cuore d’oro

Negli anni successivi, la sua presenza accanto a quello che, nel 1900, diventa Vittorio Emanuele III si mantiene sempre umile e discreta. Elena rimane estranea alle questioni strettamente politiche dedicandosi ai figli (dall’unione nascono quattro femmine, Yolanda, Mafalda, Giovanna e Maria e un maschio, Umberto) e alla beneficenza ma in modo molto concreto.
La regina Elena dà subito un grande aiuto alla popolazione dopo il terremoto e il maremoto di Messina nel 1908 e lo stesso farà nel 1921 quando la Garfagnava viene sconvolta dal terremoto. In quella occasione Elena fa allestire nella tenuta reale di San Rossore, degli alloggi le famiglie rimaste senza tetto.
Durante la prima Guerra Mondiale la sovrana si trasforma in infermiera e insieme alla suocera trasforma in ospedali sia il Quirinale che Villa Margherita. Appassionata di fotografia decide di mettere in vendita alcuni suoi scatti autografati per raccogliere fondi da destinare ai reduci. Elena è a che la prima Ispettrice delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana e finanzia interventi a favore degli encefalitici, delle madri povere, dei malati di tubercolosi e degli ex combattenti, tanto che papa Pio XI nel 1937 le conferisce la Rosa d’oro della Cristianità, la più importante onorificenza che la Chiesa cattolica assegna alle donne.
La sua unica presa di posizione ufficiale è datata 27 novembre 1939, tre mesi dopo l’invasione tedesca della Polonia e la dichiarazione di guerra della Gran Bretagna e della Francia alla Germania, quando si sente in dovere di scrivere una lettera alle sei sovrane delle nazioni europee ancora neutrali (Danimarca, Olanda, Lussemburgo, Belgio, Bulgaria e Jugoslavia), al fine di evitare all’Europa e al mondo l’immane tragedia della seconda guerra mondiale.
Dopo l’abdicazione del marito si ritira in esilio con lui ad Alessandria d’Egitto e da lì, rimasta vedova e gravemente ammalata, si trasferisce a Montpellier, nel sud-ovest della Francia, dove muore il 28 novembre 1952.

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La regina Elena, le biografie

Lo scrittore e giornalista Luciano Regolo ha pubblicato qualche anno fa un’ interessante biografia della regina Elena ricca di documenti e testimonianze.

La giornalista e scrittrice Isabella Pascussi ha dedicato alla regina Elena un libro che racconta la sua passione per l’arte. Documenti e notizie inedite, un corredo iconografico sorprendente ed in qualche caso mai pubblicato prima, la riscoperta di personalità vicine alla sovrana e oggi pressoché dimenticate. In “Elena di Savoia nell’arte e per l’arte. Iconografia e storia della seconda Regina d’Italia” (uscito per i tipi di Daniela Piazza Editore) la Pascucci restituisce un ritratto nuovo e a tuttotondo della principessa montenegrina diventata la seconda d’Italia, svelando tanti aspetti riposti della sua personalità e ricostruendone alcuni cruciali momenti della vita taciuti, in parte o del tutto, da tante biografie precedenti. “Il volume – spiega l’autrice – non solo analizza l’iconografia della regina Elena, ma approfondisce la sua sensibilità estetica e ed artistica, l’eclettismo piacevolmente garbato delle iniziative promosse da lei e delle opere pittoriche e poetiche che ideò e realizzò nell’arco di una vita”.  Tutti aspetti solitamente trascurati dalle biografie ufficiali e che restituiscono, invece, secondo la Pascucci, “lo spaccato di un’epoca e di una complessa ed affascinante cultura di appartenenza, qual è quella montenegrina, insieme alle suggestioni di atmosfere e contesti, popolati da personalità artisticamente penetranti, la cui memoria si è affievolita nei decenni, fino a scomparire”.

 

Grazie a Sasha Carnevali per avermi concesso l’uso della sua foto – ne trovate altre nella ricetta – e speriamo di poter realizzare insieme altre ricette reali.

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